A Giobia e ul di scenen

A Giobia e ul di Scenen

Nella tradizione di Busto Arsizio, il giorno della Giöbia ha sempre avuto una importanza particolare e dal momento che tramandare antiche tradizioni è uno degli scopi tra i più importanti del Magistero, la festa della Giöbia è diventata per il Magistero una delle principali ricorrenze da celebrare, oltre al Dì di Bruscitti!               


Il significato culturale della Giöbia

A giöbia e ul di scenén
A Giöbia!.. a Giöbia! ...andavano un tempo schiamazzando, l'ultimo giovedi' di gennaio, i ragazzi per la vie di Busto Arsizio accompagnando gli strilli con il suono della percussione di coperchi e di latte, cioè battendo "cunt' i cuercì e sü i tuluni".
A sera, poi, le Giöbie costruite dai gruppi di cortile o di contrada con stracci e paglia, e che potevano assumere le sembianze maschili o femminili, a seconda che ì fantocci fossero rivestiti di pantaloni e camicia con il capo coperto da un cappellaccio oppure con mutandoni di pizzo, un grembiule ed il capo coperto da un fazzoletto, venivano portate in grandi cortili o sulle piazze per essere bruciate. Consumati i fantocci, il rogo continuava ad accompagnare la festa popolare alimentato da fascine di rubinia e fusti secchi di granoturco, cioè fasci di "brusciain" e di "maagosciu".

Una tradizione di gennaio che dura da molti secoli e mette in moto tutto l'Alto Milanese. Questa celebrazione, che scende da ricordi ancestrali, si colloca nel momento in cui la campagna, giunta al colmo dell'inverno, nei suoi giorni più rigidi, offre al contadino l'opportunità, nel riposo delle colture e nel forzato ozio, di dare sfogo alla fantasia, che è sempre fantasia rievocativa e propiziatrice.
Chiusi al tepore di un ricovero, nella monotonia dell'inverno, e nell'attesa di un ritorno al sole e alla vita, nascono sempre, assieme alle speranze, anche oscuri timori: di streghe, di spiriti vaganti, di un malefico influsso di astri e costellazioni per il nuovo anno (e si guarda sospettosi al cielo ammantato di grigio), di un immaginario artefice di possibili sciagure, che deve essere distrutto in tempo, così da ridare al contadino la tranquillità per il nuovo raccolto.
Nasce da qui l'esigenza, pressochè inconscia, di festosi riti propiziatori che mescolano antichi sentori e credenze pagane con nuovi insegnamenti Cristiani, fra cui deve esser menzionata l'eterna lotta fra il bene, propiziato dalla preghiera, ed il male rappresentato dal Demonio o dalle streghe.
Quando divenne illecito o disdicevole bruciare nel rogo le presunte streghe (tristi ricordi delle buie pagine della inquisizione), le si sostituì con dei fantocci che, in qualche modo, ricordassero quel rito collettivo crudele ma propiziatorio, quello sfogo, quella liberazione simbolica delle ansie.
Poichè, però, il fantoccio - da solo - non appare sufficiente a liberare il mondo dalle ansie, dai mali, dalle paure, occorre accompagnarlo con riti adatti.

Non si prega tanto, alla Giöbia. Invece si festeggia, si respira l'incantevole profumo del risotto con la salsiccia.
Il fuoco, che riscalda e purifica, ricorda le quotidiane esigenze per l'inverno, che è freddo e portatore di malanni.
Il risotto, ricorda invece l'opulenza estiva, ove il cibo abbonda (o, forse, meglio dire, è meno scarso!), e le messi estive forniscono la speranza per un futuro ancora ... non diremo sereno, ma quantomeno non terribile.
Ecco, dunque, che al fuoco sacro, che brucia la "strega", si associa anche il simposio, la cena con riso e salsicce (quantomai pregiate, nei tempi andati), e ci si prepara fiduciosi ad una nuova stagione agricola: già a febbraio si posson mettere in moto i meccanismi agrari, ed il calore del falò collettivo propizierà la imminente fine dell'inverno più duro !
Guardiamo - dunque - questo falò con gli occhi incantati di una società-bambina, pronta ad aggrapparsi a simboli rassicuranti, come il bambino che, pauroso del buio, si aggrappa al proprio pupazzo nel letto, certo che, da quell'abbraccio, ne deriverà un sicuro rifugio dai pericoli del mondo.


Scritto di Enrico Candiani
su libera ispirazione tratta da composizioni di Bruno Grampa

Il piatto tipico della Giöbia
Risotu e lugàniga
La cena della Giöbia si concreta in un bel piatto di risotto sormontato da un “scimessu” di salsiccia, che è poi la “lüganiga”. Non saremo proprio noi, amatori di giustizia, a togliere ai milanesi il brevetto del risotto e ai “monsciaschi” quello della “lüganiga”. Non sia mai detto. Ma la combinazione ingegnosa della “lüganiga” col risotto spetta proprio a noi bustocchi.

Il risotto “sfregüaa”

Ci sono molte maniere di preparare il risotto.
Risotto coi gamberi, risotto con le rane, risotto coi piselli, risotto con le patate, risotto coi fagioli, risotto con la salsiccia “sfregüaa”, risotto alla paesana, risotto alla montanare, risotto alla marinara; ma tutti questi risotti non hanno nulla da vedere col classico risotto alla milanese e tanto meno col combinato composito risotto bustocco del “dì scenen”.
Per fare un risotto come si deve per questa particolare ricorrenza, occorre quanto segue: riso vialone scelto, brodo eccellente, burro di classe, zafferano pregiato, formaggio di grana vecchio.
Prima si mette a rosolare un bel pezzo di burro, poi si versa il riso e lo si rigira; si aggiunge il brodo ben caldo e poco alla volta; a metà cottura si mette lo zafferano; verso la fine si dà la sua brava mantecata con del burro; si aggiunge poi una buona manciata di grana trito e con due remenate il risotto è pronto. In un tegame a parte si saranno messi a cuocere tanti pezzi di salsiccia quanti sono i commensali. Sulla salsiccia a piena cottura, si spruzzerà del vino di abboccato sostenuto, per smagrire il “lüganegato”.
Il risotto si serve nelle fondine. In mezzo al mucchio del risotto si fa un buco col cucchiaio e nel buco si pianta il pezzo di “lüganiga” e vi si aggiunge un cucchiaio di “bagnifa”.
Un ultimo pizzicone di trito sul tutto ed ognuno può mangiare come vuole, a piacimento. Per chi desidera particolari ragguagli palesiamo che il buco in mezzo alla pigna del risotto simbolizza un episodio umoristico capitato a Busto ai tempi della guardia nazionale.
 
Il salsicciotto e la “manteca”

La guardia nazionale aveva la sua caserma nella chiesa di S. Antonio. Gli arruolati montavano la guardia e facevano istruzione interna, per turno, il sabato sera e la domenica. Un sabato sera il “Sergent_Pata” avvertì gli uomini di guardia che arrivava l’ufficiale d’ispezione del mandamento, gli uomini, che stavano per dar mano ad un pasto straordinario di “lüganiga”, in fretta ed in furia per non cadere in punizione, si affrettarono ad infilare la salsiccia nelle larghe canne dei vecchi fucili e sopra vi premerono il famoso turacciolo antipolvere, col pomello inverniciato di rosso per far bella mostra. La faccenda corse liscia, l’ufficiale non se ne accorse e alla sua partenza ce ne volle del tempo per estrarre la salsiccia dalle canne dei fucili!
Dopo questo fatto, nel risotto si fece il buco per nascondere, in caso di controllo, la salsiccia, con la sovrapposizione di un semplice cucchiaio di risotto.

Si tenga presente che è costume bustocco, per le cene, di limitarsi al piatto unico. Si tratti di “brusciti”, di “cazoeula”, di “rustisciana” e via discorrendo. Una sola eccezione può essere fatta per il piatto del “dì scenen”.
Siccome per fare il risotto occorre il brodo di buon manzo, è consentito, ai commensali che non si sono ingurgitati di risotto, di mangiare una fettina di lesso con due peperoncini “muiai in dul se”, col bagnetto di prezzemolo oppure con due foglie d’insalata o con un poco di mostarda. Bando a tutte le giardiniere e a tutte le altre verdure salmoiate. Roba da zingari!
Raccomandiamo sempre la scelta del vino, altrimenti il “scenen” va alla malora.
E se ancora non siete convinti “andè a stranguási cun dü metar da lüganiga”.
 
Articolo firmato Carlo Azimonti, il padre della cucina
bustocca, pubblicato sulla Prealpina giovedì 31 gennaio 1952


Anche lo storico Luigi Giavini ha detto la sua sulla Giöbia ed il suo piatto tradizionale: " Il riso è un elemento propiziatorio, tant'è che lo si tira anche ai matrimoni, la luganiga è un richiamo alla usanza arcaica di offrire sacrifici animali per rendere la terra feconda: in quel piatto ci sono l'idea del banchetto sacro e la speranza che la primavera spazzi via in fretta il rigore dell'inverno ed i problemi dell'anno passato".
 

 
Risòtu da muì pù

Un bèll tondu da risòttu,
giàldu, giàldu e pocu còttu,
bén cundì e schizzettà
da luganiga e ciervellà;
una bona infurmajàa
e 'na spèssa mantèccàa;
fèghi dént'una burètta,
e impienièla da barlètta,
o barbéra da vignòn
ca trà tèrra anca un lèon:
mangié, giènti:...senz'ingànn
a scampì da là cent'ànn...!
 
ERNESTO BOTTIGELLI

                            

La Giöbia del Magistero

Ma l'anima figurativa della tradizionale "Giöbia del Magistero" è da sempre la famiglia Toia.
Il 
Maestro Luigi Toia con le sue sculture e composizioni lignee ha interpretato per lunghi anni gli umori, le speranze e le delusioni dei bustocchi, realizzando i caratteristici "fantocci" da far bruciare per esorcizzare le brutture dell'anno che si è chiuso, con la costante speranza che l'anno nuovo possa portare novità migliori. 

 
                                                       P1010170


Ecco la poesia scritta
 in dialettoda Luigi Toia per accompaganre la Giöbia del  2010:  
A L'EA SE' NON A RECESSION
ANCA UL CO' L'E' 'NDEI IN DUL BALON
A PO PATRIA L'E' VANZA' SENZA DANE'
AL POSTU DA 'NDA' INANZI LA VA INDRE'
A ME TUCA' DA ME'TI SU STA MASQUAINA
PAR CIAPA' NON STA SUINA MALANDRINA
A MUDA DUL ME OM L'E' TACA' SU SUL MUU
A SPECIA' CA GA PASSI STO TEMPU SCUU
TEMPI GRAMI DA DISOCCUPAZION
MA TUCA GIA' TURNU ME' 'N CALIMON
PAR RAMEDIA' DU TRI LUGANAGHITI
PAR FAGHI UN TONDU DA RISOTTU AI ME BALITI
A GIOBIA CA LA BRUSAA' STASIA
TUCI I MALEFIZI LA MENAA' VIA
LA PORTA UL LAUA', NON CARASTIA
PASI, STA BEN, DANE' E ... COSI' SIA.
 
Oggi è il figlio Edoardo Toia che, seguendo le orme del padre, reinterpreta in chiave moderna e scanzonata l'antica tradizione della "vecchia". Di seguito i fantocci realizzati nel 2018, 2019 e l'ultimissimo del 2020

giobia_2018_autori

Giöbia 2018


giobia_2019 

 Giöbia 2019

giobia2020

 Giöbia 2020

 

Gennaio 2021

la Giobia al tempo del Coronavirus

Ci risiamo...

Sembra ieri...ma sono passati quasi due mesi da quando mettevamo nero su bianco, su queste stesse pagine virtuali, il nostro profondo dispiacere per non poter festeggiare Ul Dì di Bruscitti con la consueta grande cena conviviale ed il rito dell'assaggio da parte del Maestro...
L'arcigno Virus, con tutta la tristezza e le restrizioni che continuano ad accompagnarlo, non ci ha nemmeno permesso di gestire una più moderna e snella formula come quella del Drive Through, ma il Magistero non si è dato per vinto ed è riuscito a celebrare ugualmente la ricorrenza, sfruttando la forza delle nuove tecnologie e contando sull'attaccamento dei Bustocchi alle proprie tradizioni.
La proposta del "Cucina i Bruscitti a Ca' Tua" Photo Gallery ha dato grandi risultati e dunque in occasione di un'altra importante ricorrenza per la nostra Confraternita, la
Festa della Giobia abbiamo rilanciato la stessa proposta, con il suo piatto della tradizione: il Risotto con la Luganega!
Purtroppo non non abbiamo potuto riunirci per bruciare il fantoccio della Giobia e cenare tutti insieme fisicamente allo stesso tavolo, ma abbiamo ugualmente celebrato la Festa in ognuna delle nostre case, compiendo tutti insieme i gesti antichi che fanno rivivere le nostre tradizioni, di anno in anno, nei nostri cuori:


 
Il 28 Gennaio 2021, festeggiamo la Giobia e
cuciniamo tutti il Risotto con la Luganega!


Prima
Risott
o con la Luganega: ecco la ricetta della tradizione
La cena della Giöbia si concreta in un bel piatto di risotto sormontato da un “scimessu” di salsiccia, che è poi la “lüganiga”.

La Luganega, che nel De Lingua Latina di Marco Terenzio Varrone viene definita come « …una salsiccia fatta con l’intestino crasso del maiale, chiamata lucanica, perché i soldati l’hanno imparata a fare dai Lucani » segue una ricetta ben precisa, con ingredienti molto insoliti.

La differenza fra Luganenga ed una semplice salsiccia è territoriale e di forma.
La Luganega (detta anche luganiga o luganica) è un insaccato fresco lungo, stretto e arrotolato “a chiocciola” particolarmente diffuso nel Nord Italia.
Come accennato, l’origine è lucana e di epoca romana, ma oggi è particolarmente rinomata in tutta Italia ed è preparata con grana padano, brodo di carne e marsala, oltre a carne di suino.
Sebbene la luganega fosse storicamente un piatto povero, preparata con gli avanzi e gli scarti della carne, oggi non è più così, infatti è uno degli insaccati più ricercati nelle macellerie.



collage_falo
collage_confratellicollage_piatti

                                                                               

27 Gennaio 2022
Cari amanti della tradizioni bustocche,
anche quest'anno il Magistero dei Bruscitti ha realizzato la sua
Gioebia, questa volta grazie alla valida opera della
Consorella Silvia Rabolini,
alla quale vanno tutti i nostri più sentiti ringraziamenti!

giobia22La Giöebia
del Magistero dei Bruscitti
si fa il "Buster"


 
Abbiamo dovuto rinunciare all'evento con tanto di cena insieme, ma non abbiamo rinunciato a diffondere il nostro annuale messaggio, in cui come sempre l'ironia è la protagonista!
 Il nostro fantoccio storico si interroga sul significato della parola "Buster", per l'ostinato uso dell'inglese, ma poi non ha dubbi: meglio prendere una po' di freddo nel fare la coda per vaccinarsi e insieme lasciarsi alle spalle questo periodo terribile che sembra non finire più: tanto a casa ci aspetta un bel piatto di bruscitti fumanti per scaldare corpo e anima!